Gianni Trevisan, Presidente Il Cerchio Cooperativa Sociale ONLUS:
Non nascondo che sono molto commosso. Prima di tutto voglio ringraziare tutte le persone presenti in questa stupenda sala, è proprio una stupenda sala. Non nomino nessuno perché è già stato fatto in parte da Gianni Vianello e io potrei dimenticarmi dei nomi importanti, ma oggi ci sono i vertici di strutture e aziende con cui la cooperativa ha collaborato in questi lunghi anni e che hanno permesso al nostro progetto di camminare. Prima di iniziare desidero ringraziare il Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Il Cerchio per il lavoro svolto in questo lungo periodo. Un saluto particolare, molto particolare, va ai nove soci della cooperativa presenti in sala che sono con noi non da un giorno ma da più di quindici anni, e solo questo dato mi rende felice e mi fa pensare di avere trascorso la mia vita positivamente perché oggi sono lavoratori pienamente inseriti nella vita del nostro Paese. Fatte queste premesse mi riallaccio a quanto detto da Gianni prima. Alla fine degli anni duemila, in seguito a una grave vicenda avvenuta in città che mi aveva colpito in modo drammatico, assieme ad amici, colleghi e persone legate da questo comune sentimento, abbiamo dato vita ad un’associazione di volontariato penitenziario, Il granello di senape, che ha rappresentato anche una storia di volontariato laico: una novità per Venezia. Poco dopo e per l’esattezza nel 1997, in questo contesto è nata la cooperativa sociale il Cerchio che si è distinta nettamente sia per la scelta di operare per il reinserimento dei detenuti, attraverso il lavoro, sia per il forte legame con il volontariato penitenziario. Voglio ricordare uno dei pionieri di questo processo, il dottor Raffaele Levorato, fondatore della cooperativa Rio Terà dei Pensieri, scomparso da poche settimane, che mi ha insegnato molte cose. Io e Levorato eravamo proprio due animali politici diversi, lui direttore del Porto di Venezia, io sindacalista della CGIL, eppure il nostro è stato un rapporto vero. Fatte queste precisazioni, vorrei soffermarmi sulla storia del Cerchio. Dai dati contenuti nella cartella emerge che la cooperativa nei vent’anni ha dato lavoro per giorni, per settimane, per mesi, per anni a circa settecento (700) ristretti, raggiungendo così un grosso obiettivo. Oggi la cooperativa conta centoquaranta (140) soci di cui sessantasette (67) sono lavoratori disagiati o svantaggiati; credo siano pochissime cooperative sociali con una percentuale così alta di operatori svantaggiati, la legge prevede quote più basse, attorno al trenta per cento, per avere facilitazioni fiscali. Noi invece abbiamo raggiunto obiettivi molto più elevati. Però io dico che la cooperativa non ha portato avanti solo un discorso sul lavoro, che è molto importante e determinante, ma ha anche intrecciato un rapporto con la città dal punto di vista culturale. Il Cerchio ha sviluppato dei rapporti culturali con la città e con le sue Istituzioni. Attualmente negli spazi della Biennale è operativo un laboratorio attivato dalla sartoria del carcere, rivolto agli alunni delle scuole dell’intera provincia, in occasione del Carnevale internazionale dei ragazzi. In sala, poi, vi è una delegazione dell’orchestra e del coro della Fenice. Gli artisti sono stati straordinari; dopo aver realizzato un concerto all’interno del carcere femminile, graditissimo alle detenute, hanno voluto ripetere l’evento anche al Teatro alla Fenice in Sala Grande. Sulla base dei risultati positivi il progetto prosegue nel penitenziario femminile con due corsi, uno di educazione della voce e l’altro di conoscenza della musica lirica. Questi sono solo due esempi del legame, ma anche della fiducia e del riconoscimento che la cooperativa ha in città. Tornando invece al tema del lavoro, oggi si chiude un ciclo della cooperativa, un ciclo legato a una stagione di importanti riforme e all’approvazione di una serie di leggi, quali la 381 che prevede per il ristretto la semilibertà; la lontana 75, la grande riforma Gozzini, la Smuraglia che consente di portare lavoro all’interno degli Istituti di pena. Queste sono le riforme che hanno permesso con molta serenità – l’ha detto benissimo l’assessore alla Coesione sociale, Venturini – in tutti questi anni di mantenere un rapporto con le Istituzioni che non si è mai interrotto, qualsiasi sia stata la connotazione politica dell’Amministrazione, permettendoci di stabilire rapporti correttissimi. Le Forze politiche ci hanno sempre, nei limiti della legge, aiutato a proseguire nei nostri obiettivi, e sono felice di poterlo affermare perché è motivo di orgoglio. Chiudo dicendo apertamente che la cooperativa oggi finisce questo ciclo, perché non riuscirà a rimanere nel mercato grazie a nicchie o articoli previsti dalla legge. Oggi la cooperativa deve fare un salto, e questo lo spiegherà Giorgio Mainoldi che è l’attuale amministratore delegato del Cerchio e lo rimarrà per i prossimi anni. Noi dobbiamo avere evidentemente una cooperativa che ha le certificazioni di tutti i tipi, anche di qualità, adeguati per fare le gare necessarie, un Ufficio Gare, un Ufficio Certificazioni che ci faccia essere una cooperativa che può concorrere anche in gare di tipo europeo. Vi ringrazio ancora una volta della vostra presenza.
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